Veeam Dr Orchestrator v.5: VONE – Tagging

Oggi illustreremo come indicare al Veeam Disaster Recovery Orchestrator quali risorse utilizzare per avviare un piano di Disaster Recovery.

Prima di leggere il presente articolo, vi suggeriamo di leggere l’articolo precedente (cliccando qui) che vi permette di verificare lo stato del Server VDrO.

Lo strumento principe dell’etichettatura delle risorse è Veeam One che ricordiamo viene di default installato contestualmente con il Veeam Disaster Recovery Orchestrator v.5.

La procedura è molto semplice:

Dopo essersi collegati via RDP al VDrO Server selezionate sul desktop la voce Veeam One Client (Vedi figura 1)

Figura 1

Dopo aver selezionato la voce Business View (in basso a sinistra), le risorse da etichettare sono:

  1. I Cluster: attraverso tale voce sono identificate le risorse vCenter di Disaster Recovery e di produzione (Figura 2)
  2. I DataStores: attraverso tale voce sono identificate le aree disco ove risiederanno le VM una volta accese (Figura 3)
  3. Le Virtual Machines: attraverso tale voce sono identificate le VM che garantiscono la continuità di servizio in caso di Disastro (Figura 4 e 5).

Figura 2

Figura 3

Figura 4

Figura 5

Nota 1: I job di replica sono stati configurati sul VBR embedded del server VDrO (vedi figura 6)

Figura 6

Nota 2: L’operazione di etichettatura (tagging) è trattata in un precedente post disponibile al seguente link:

https://lnx.gable.it/home-page/veeam-availability-orchestrator-v-3-0-dr-from-replicas/

Per oggi è tutto, a presto!

Veeam Disaster Recovery Orchestrator v.5 – First Check

Il 23 novembre 2021 è stato rilasciato la nuova versione del Veeam Disaster Recovery Orchestrator.

La lista delle novità introdotte della versione 5 sono disponibili cliccando qui.

Oggi ci occuperemo della fase immediatamente successiva all’installazione; nello specifico della fase di configurazione e messa in esercizio.

Dopo aver effettuato il login (ricordo che è necessario che l’utente afferisca al Dominio – Immagine 1 e 2)

Immagine 1

Immagine 2

Il wizard permette di aggiungere e definire:

  1. Il Nome dell’ Orchestrator Server (Immagine 3)
  2. L’account o il gruppo di account di amministrazione (immagine 4, 5 e 6)
  3. I Backup Server che comunicheranno con l’orchestrator Server attraverso uno specifico agent (immagine 6, 7 e 8)
  4. I vCenter che verranno comandati per avviare i piani di Disaster Recovery (Immagine 10)

Immagine 3

Immagine 4

Immagine 5

Immagine 6

Immagine 7

Immagine 8

Immagine 9

Immagine 10

Nel prossimo verranno illustrati i passaggi necessari per creare un Piano di Disaster Recovery con la nuova versione della soluzione Veeam

A presto!

VMware VCSA 7.03b Backup

Dopo aver aggiornato i vCenter all’ultima versione disponibile, (7.0.3.00100), mi sono accorto che i backup precedentemente configurati non venivano completati con successo.

L’errore che compariva era il seguente: “Path not exported by the remote filesystem” (vedi immagine 1).

Immagine 1

Una veloce indagine sul sito VMware ha spiegato la ragione:

Quando la destinazione del  backup è una share di tipo SMB, la VCSA non è in grado di scrivere sul target i file di backup.  (https://kb.vmware.com/s/article/86069)

Riconfigurato il  job in modo tale che scrivesse verso un target di tipo NFS, speravo di aver risolto questo inconveniente ma … un nuovo errore ha fatto la sua comparsa.

“Db health is UNHEALTHY, Backup Failed. Disable health check to take backup in the current state”  (vedi immagine 2):

Immagine 2

Nuova indagine e nuova risposta esauriente da VMware.

Dalla kb 86084 (https://kb.vmware.com/s/article/86084) l’errore può comparire dopo aver installato la patch 7.0.3

La procedura è molto semplice e consiste nel collegarsi come utente root e via SSH alla VCSA e lanciare il seguente comando:

/usr/bin/dbcc -fbss embedded (vedi immagine 3).

Immagine 3

Completata l’operazione è possibile salvare la configurazione della VCSA (vedi immagini 4 e 5).

Immagine 4

Immagine 5

A presto!

Veeam CDP – Manual Upgrade

Nel mio laboratorio, il sito di Disaster Recovery è composto da un singolo host ESX 7.01.

Viene gestisto da un vCenter virtuale (denominato vCenter-DR), che afferisce esclusivamente alle risorse hardware messe a disposizione dallo stesso host ESX 7.01.

Lo scorso mese Veeam Software ha rilasciato l’aggiornamento di Veeam Backup & Replication 11A.

Tra le diverse migliorie introdotte, la mia attenzione si è concentrata sui nuovi driver (detti I/O filters) della componente CDP.

Se nel cluster principale, l’aggiornamento è stato semplice, immediato e indolore (vista la presenza di più host sotto un ulteriore vCenter), per il sito di Disaster Recovery si è generata una complicanza collegata all’architettura hardware presente.

L’aggiornamento falliva, poichè era impossibile porre l’host ESX 7.01 in mantenance mode senza di fatto spegnere anche il vCenter-DR che lo gestiva (vedi immagine 1).

Immagine 1

Come è stato possibile superare tale ostacolo senza modificare la configurazione del cluster? (Senza cioè aggiungere un ulteriore Host ESX 7.01)

La procedura che ho seguito è stata semplice e sfrutta la kb 2008939 di Vmware (https://kb.vmware.com/s/article/2008939).

Costa di due fasi principali:

  1. Copia del pacchetto Veeam CDP nell’host ESX 7.01 (veecdp-offline-bundle.7.0.0.zip)
  2. Installazione del pacchetto attraverso il  comando “esxcli software vib update -d /yourpath/veecdp-offline-bundle.7.0.0.zip” (vedi Immagine 2)

Immagine 2

Terminata questa prima fase, è ora stato sufficiente ripetere la procedura standard di aggiornamento (vedi immagini 3,4 e 5).

Immagine 3

 

Immagine 4

 

Immagine 5

La verifica che garantisce che la procedura seguita è corretta è quella di realizzare un Job di Replica CDP, attendere che si concluda senza errori e che  sia possibile avviare la procedura di failover.

Nota 1: La procedura di aggiornamento dei I/O filters è disponibile nel manuale alla seguente pagina:     (https://helpcenter.veeam.com/docs/backup/vsphere/cdp_io_filter_remove.html?ver=110).

Nota 2: Prima di procedere è obbligatorio confrontarvi con il supporto Veeam attraverso l’apertura di un tiket (my.veeam.com)

A presto

Veeam CDP – Manual Upgrade

In my lab, the Disaster Recovery site consists of a single ESX 7.01 host .

The DR environment is managed by a vCenter , located on the ESX 7.01 host and named vCenter-DR.

Last month Veeam Software released Veeam Backup & Replication version 11 update ( 11A).

Among the various improvements introduced, my attention was focused on the new drivers (called I / O filters ) of the CDP component.

If in the main cluster, the upgrade was simple, immediate, and painless (given the presence of multiple hosts under another vCenter), a complication related to the present architecture was generated for the Disaster Recovery site.

In fact, the update failed, as it was impossible to put the ESX 7.01 host in maintenance mode without actually turning off the vCenter-DR that managed it (see image 1).

Picture 1

Is it possible to overcome the obstacle without adding an additional ESX 7.01 Host to the cluster?

The procedure I followed is simple and uses the Vmware kb 2008939 ( https://kb.vmware.com/s/article/2008939 ).

It costs two main stages:

  1. The copy of the Veeam CDP package to the ESX 7.01 host (veecdp-offline-bundle.7.0.0.zip)
  2. The installation through the command “esxcli software vib update -d /yourpath/veecdp-offline-bundle.7.0.0.zip”

Once the above operation has been completed correctly, from the VBR console it is necessary to repeat the driver update procedure as shown in the next images (2,3 and 4).

image 2

 

image 3

 

image 4

The check that guarantees that the procedure followed is correct is to create a CDP Replication Job, wait for it to finish without errors and for the failover procedure to be started.

Note 1 : The I / O filters update procedure is available in the manual on the following page: (https://helpcenter.veeam.com/docs/backup/vsphere/cdp_io_filter_remove.html?ver=110).

Note 2 : Before proceeding it is mandatory to compare yourself with Veeam support by opening a tiket ( my.veeam.com )

Soon

Creatività, Ginnastica e Gesti. The Italian way

(Articolo semiserio su una delle caratteristiche di noi Italiani)

  1. E’ giustificabile l’atavica pigrizia di noi Italiani a praticare sport?
  2. Al tempo stesso è possibile dare un senso al nostro colorito modo di comunicare?

Presentare un’ unica risposta risulta difficile dato che le domande sembrano trattare due argomenti distinti.

Ma è proprio così?

Iniziamo con il tema ginnico-sportivo:

Noi Italiani siamo un popolo notoriamente non incline alle attività sportive (ma più a quelle “extra-sportive” 🙂 ).

Se nelle culture asiatiche la cura del proprio spirito passa attraverso rituali ginnici quali ad esempio in Cina il Taijiquan, noi uomini e donne  dal lungo stivale abbiamo una qualche disciplina ginnico-spirituale per muovere i nostri muscoli?

Si,  pensiamo alla preghiera, dove i fedeli esercitano bicipiti femorali, il grande gluteo, il quadricipite e il polpaccio quando in segno di devozione e ubbidienza si inginocchiano.

Unendo inoltre i palmi delle mani, vengono allenati anche avambracci, bicipiti e tricipiti.

E’ una disciplina con una storia di due millenni,  figlia della spinta nella fede cristiana che negli ultimi decenni con lo scemare della passione religiosa è sempre meno praticata.

I nuovi tempi sono divenuti gli stadi che di domenica vedono 22 Semi-Dei giocare a calcio.

Dalle tribune le migliaia di spettatori festeggiano con balli ed urla il risultato dei 90 minuti, creando così una nuova tipologia di ginnastica-spirituale (Figura 1)

     Figura 1

Ma i luminari delle scienze ginniche affermano che qualsiasi attività sportiva debba essere praticata più volte durante la settimana.

Il Calcio “Aiuta“?

Visto che ogni 3 giorni si susseguono partite di ogni valore sembrerebbe di si.

L’unico inconveniente è che il rapporto costo/beneficio è economicamente così svantaggioso che tale attività non può essere annoverata a sport di massa.

Nota1: C’è chi sostiene che alzarsi di scatto dal divano mentre in TV la propria squadra segna il goal decisivo sia un momento ginnico. Non è proprio vero dato che:

  1. Non è detto che la propria squadra vinca sempre le partite. (non siamo tutti tifosi del Chelsea, Manchester City, PSG, Real Madrid ………)
  2. Il gesto sportivo (scatto) viene sempre minimizzato dalla presenza nelle mani di birre patatine e tramezzini….
  3. Gli abbonamenti mensili delle pay-TV sono spesso onerosi (Dazn, Sky, TimVision …) e non adatti a tutte le tasche.

Abbiamo quindi perso la partita con le culture orientali?

La genialità Italica risponde con tutta la sua forza urlando all’unisono NO!

Sono millenni che noi Italiani abbiamo aggiunto alla comunicazione verbale una serie di movimenti ginnici che sono divenuti distintivi della nostra cultura.

Parliamo dei celeberrimi “Italian Gestures”  che rendono i messaggi tra gli interlocutori più chiari dato che ne rafforzano la sfumatura del significato.

Pensiamo al classico “Che vuoi” (figura 2)

Figura 2

che diviene quasi una minaccia se le mani diventano due (figura 3)

Figura 3

Ne esitono di migliaia, una buona raccolta iniziale è rappresentata dalla figura 4:

Figura 4

Alcuni sono così divertenti e completi che sono stati riportati in una GAG comica del 2011 dal compianto attore/insegnante Joan Peter Sloan:

Ora la domanda cruciale:

Possono i gesti essere una forma di ginnastica in grado di rispondere alle necessità quotidiane di movimento?

Se diamo per scontato che siano degli esercizi completi (qui la scienza non ci aiuta), allora dobbiamo conoscere quanti gesti vengono fatti quotidianamente.

Secondo theguardian il numero è pari a 250, confermando quindi che “the gesture world” sono una palestra gratuita!

E’ inoltre una tecnica così ben sviluppata, che può essere utilizzata senza aver di fronte alcun interlocutore, (ad esempio durante una chiamata telefonica con le auricolari) e che può essere praticata in qualsiasi luogo, (dalla propria casa a un parco pubblico), su qualsiasi mezzo, (dalla propria auto ad un bus oppure ancora in aereo)

Immagino il nuovo motto delle scuole di italiano per stranieri:

Imparate l’italiano, avrete da guadagnarne in salute!

Finalmente possiamo ora rispondere alle domande iniziali, asserendo che i gesti sono una tipologia di ginnastica che aiuta inoltre a migliorare la propria  comunicazione rendendola ancora più efficace.

Il gesto che considero più “divertente“?

E’ quello descritto così bene dall’attrice Jessica Chastain in un intervista del 2018 nel programma “The Late Show with Stephen Colbert” al minuto 4:00. Una bellissima performance. Grazie Jessica!